Lo scorso 8 settembre è stato reso noto il Rapporto Univideo sullo stato dell’Editoria Audiovisiva in Italia relativo all’anno 2008.
La situazione non è rosea: la crisi economica internazionale ha determinato una contrazione evidente di tutte le spese e, contrariamente a quanto si crede circa le abitudini di consumo nei periodi bui, gli Italiani non si sono rifugiati nell’intrattenimento d’evasione.
Il settore dell’home video ha registrato una diminuzione sensibile nelle vendite di DVD, calo che si è fatto più sensibile nel settore del noleggio. Ecco alcuni dati tratti dal Rapporto Univideo:
La spesa che le famiglie italiane hanno destinato all’acquisto di supporti audiovisivi si è
assestata nel 2008 a 828 milioni di euro, il 17.1% in meno rispetto ai 998 milioni generati
nel 2007
Nel 2008 il fatturato del canale vendita è sceso a 406.4 milioni di euro, accusando un calo
del 14.2% per il complesso dei supporti Home Video, che ha portato le unità vendute a 33
milioni di pezzi (- 14.4% rispetto al 2007).
Gli acquisti di prodotti Home Video presso le edicole, dopo il consolidamento registrato
nel 2007, hanno evidenziato nel 2008 una riduzione del giro d’affari di entità lievemente
superiore a quella del canale vendita (-15%), facendo scendere il fatturato su livelli
prossimi ai 260.7 milioni di euro.
Tra il canali di consumo dell’Home Video il mercato del noleggio si conferma il più
penalizzato: nel 2008 il giro di affari ha, infatti, mostrato una flessione complessiva del
26.5%, legata ad una riduzione degli atti di noleggio di pari entità, che ne segnala la stabilità
dei prezzi.
La situazione per il 2009 non sembra migliorare:
Il quadro atteso per la seconda parte del 2009 si conferma difficile. Eventi sportivi di un
qualche interesse (Mondiali di nuoto, Confederation Cup) distoglieranno l’attenzione dello
spettatore ed anche la stagione climatica dell’estate 2009 si prospetta particolarmente
calda. A questi fattori si aggiunge un quadro congiunturale che si manterrà negativo per
tutto l’anno, con una forte contrazione dei consumi, in particolare per quelli non obbligati. Il
settore continua ad essere penalizzato dalla concorrenza di forme di intrattenimento
domestico, ma soprattutto danneggiato da forme di pirateria sempre più aggressive, in
assenza di politiche che riducano il download illegale.
Come si legge, da alcuni anni a questa parte nei Rapporti Univideo, sembra che la pirateria sia l’unico male del settore audiovisivo italiano.
Superare l’ostacolo della pirateria appare fondamentale per favorire lo sviluppo di un
mercato legale della distribuzione digitale. Nel nostro Paese la percentuale di utenti paganti per la visione di film in internet è infatti irrisoria se paragonata a quella di coloro
che vi accedono gratuitamente dalla rete o con il P2P.
Nell’indagine di Univideo, però manca una ricognizione precisa sui servizi già disponibili per il download legale. Perché la percentuale di utenti disposti a pagare per ottenere un film é così bassa? A tal proposito il Rapporto presenta alcuni dati poco significativi: in merito ai canali di distribuzione digitale legali disponibili in Italia non vengono forniti dati esaustivi. Pare che gli editori siano interessati al settore, ma questo non dice nulla sul tipo di investimento, sulle tipologie di piattaforma e sui modelli di vendita adottati. Trapelano solo alcune indicazioni generiche: Internet come piattaforma distributiva (il mobile viene ignorato nonostante la penetrazione dei dispositivi mobili raggiunga in Italia l’88,5%) associato al modello del download to own.
A influire sulla penetrazione della distribuzione digitale concorrono, ovviamente, gli accordi stabiliti con gli internet provider, il grado di penetrazione della banda larga (42% delle famiglie italiane, molto arretrata rispetto alla media europea), la dimestichezza con le tecnologie digitali, la qualità e l’ampiezza d’offerta di contenuti, e ancora una volta la pirateria.
Quello che però sembra emergere dal Rapporto Univideo è una profonda incomprensione del fenomeno della pirateria. Permangono alcuni stereotipi tipici di un approccio datato al problema. Si ignora che:
- la pirateria può funzionare come strumento in grado di innescare il passaparola e quindi incidere positivamente sulle vendite;
- la pirateria persiste se non esistono alternative di accesso ai contenuti legali, alternative che devono essere efficienti ed economicamente appetibili (non si può vendere un file allo stesso prezzo di un DVD);
- la pirateria vince sulle logiche distributive perché permette di creare un contatto diretto tra utente e contenuto. Un ripensamento radicale delle finestre distributive è fondamentale per innescare dinamiche di affezione al prodotto audiovisivo che le lunghe attese dei passaggi tradizionali inevitabilmente soffocano.
Insomma, è fin troppo facile occuparsi di un settore così specifico dell’audiovisivo, quelle dei supporti audiovisivi (VHS, DVD, Blu-Ray) e poi accusare un agente esterno della contrazione del mercato senza conoscere a fondo questo infiltrato, e senza proporre un nuovo approccio alla distribuzione che tenga conto delle dinamiche del Web.
Per concludere in allegria, l’orrido spot, promosso da Univideo e Confindustria, per promuovere il consumo di DVD.
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